Il livello di indebitamento delle famiglie italiane e’ ancora notevolmente basso rispetto a quanto registrato negli altri principali Paesi europei. Ma e’ pur vero che sempre piu’ italiani, pur non avendo le idee chiare sulla cultura finanziaria, continuano a richiedere prestiti, mutui e cessioni del quinto dello stipendio pensandoci su molto poco. E’ una fotografia dalla tinte chiaro-scure quella scattata dal direttore generale dell’Associazione bancaria italiana, Giovanni Sabatini, nel corso di un’audizione alla commissione Finanze della Camera sul credito al consumo. I numeri meglio delle parole. La tradizione italiana, che da sempre vede primeggiare la formica sulla cicala, consente alle famiglie di ricorrere con meno frequenza ai finanziamenti. A fine 2008, i debiti erano infatti di poco inferiori al 60% del reddito disponibile, con un livello di indebitamento ancora inferiore alla media dell’area euro che si aggira intorno al 93%. In particolare, in Germania e’ superiore al 90%, in Francia e in Belgio e’ attorno all’80%, ma raggiunge picchi elevatissimi in Spagna (130%).
Ma la comparazione di questi dati non puo’ far emergere uno spaccato reale, dal momento che solo negli ultimi anni nel BelPaese e’ iniziata la corsa all’indebitamento, al contrario di quanto accaduto nel resto d’Europa. Analizzando, infatti, i solo dati italiani si scopre che il fenomeno del credito al consumo ha comunque registrato in questo decennio una tendenza in costante crescita: la consistenza dei finanziamenti erogati sia da banche che da societa’ finanziarie sono passate da circa 46 miliardi di euro di fine 2002 a oltre 109 miliardi a giugno 2009, con una crescita pari a +137%. Tanto che attualmente le famiglie che hanno contratto un finanziamento rappresentano circa il 26% con un valore medio del debito per famiglia di circa 10 mila euro. Con un boom nel 2008 del credito passato al 61%, contro il precedente 55%. Segno che sempre piu’ le famiglie si rivolgono agli acquisti a rate.
Ma il motivo principale dell’indebitamento resta uno: l’acquisto di casa. Dei 382,1 miliardi di euro erogati fino allo scorso agosto, il 62,8% e’ stato destinato ai mutui, per un ammontare delle consistenze pari a circa 239,9 miliardi di euro. Segue il 10,3% rivolto ai prestiti personali (39,4 miliardi di euro), l’11,2% all’acquisto di beni come l’auto o gli elettrodomestici per circa 42,7 miliardi di euro, il 2,6% e’ poi costituito dalla cessione del quinto dello stipendio o pensione, (9,8 miliardi di euro), il 4,6% dalle carte di credito revolving (per circa 17,5 miliardi di euro) e l’8,6% da altri prestiti.
Una corsa, quella dell’indebitamento, che rischia tuttavia di trasformarsi in un boomerang se non supportata da una buona dose di cultura finanziaria. “Otto italiani su dieci, ha spiegato Sabatini in proposito, non capiscono gli effetti che un cambio di tasso di interesse puo’ determinare sui propri risparmi, nonostante l’Abi - dal 2004 ad oggi - abbia speso 1 miliardo di euro l’anno per la formazione”.
Un vero allarme dal momento che le famiglie ricorrono sempre piu’ in massa a prestiti anche per le spese di tutti i giorni. “E’ ampiamente riconosciuto - dice il dg - come l’educazione finanziaria sia una condizione necessaria per garantire l’efficienza dei mercati finanziari, nonche’ una competenza fondamentale per i consumatori. Piu’ i mercati e i servizi diventano sofisticati e complessi, piu’ si amplia la gamma di offerta e la responsabilita’ delle scelte dei cittadini”.
(Fonte: Mia Economia)
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